Il porto di Torbole

Un lungo racconto tra terra e lago


Torbole inizia dove termina il lago. O forse finisce dove il lago comincia.
O forse non finisce proprio, perché per quanto lo sguardo si proietti lontano, la mente si porta con sé la sua atmosfera unica. Quel che è certo è che da qualunque parte lo si osservi – dalla terra o dal lago – il porto di Torbole si presenta come il legame tra i due elementi da cui la cittadina è modellata. 

porto di Torbole

Un portale spazio-temporale

Il porto di Torbole è soprattutto un portale. Varco che unisce il passato e il presente, ci ricorda che un tempo qui l’attività principale era la pesca.
Il porto di Torbole è anche una porta che collega nord e sud. Un nord e sud amministrativi (il confine di stato non era troppo lontano da qui, ai tempi del dominio austriaco), geografici, climatici ma anche emotivi.
Torbole è l’unico punto in riva al Garda da cui è visibile l’orizzonte aperto del suo confine meridionale. Quando lo sguardo punta a sud tra i due moli del suo porto si viene proiettati lungo il solco scavato dalla lingua del ghiacciaio da cui il lago è nato, fino alla pianura e oltre, verso quel Mezzogiorno di cui il Garda mima così bene il clima.

porto di Torbole

La Casa del Dazio

Il porto è da sempre il cuore di Torbole, incrocio di una circolazione che un tempo si faceva soprattutto via acqua.
Prima del 1929, data di costruzione delle strade gardesane, attraverso il Garda transitava una grande quantità di merci tra la pianura Padana e le valli del Tirolo. Arrivavano sale, frumento, frutta e ne ripartivano i prodotti delle valli trentine: legnami, pelli, e metalli. Queste merci erano soggette alla tassa di dogana che veniva pagata al casèl, la Casa del Dazio che sorge all’ingresso del porto.
Costruita all’inizio del 1700 dal governo di Vienna al posto di una preesistente casa in legno, era sede delle guardie del porto. Ma la presenza di posti di dazio a Torbole e Nago, come del resto anche a Riva e Arco, è documentata fin dal XII secolo. 

Casa del Dazio, porto di Torbole

Storie di gabelle e contrabbandieri

Da quando il conte Udalrico d’Arco ottenne nel 1198 dal re Filippo di Svevia la concessione di erigere un posto di dazio a Torbole ed uno ad Arco, questo luogo racconta le sue storie. Prima legate al regno di Germania (nel XII secolo), poi alla Serenissima Repubblica di Venezia (tra la metà del XV secolo e l’inizio del XVI) e infine all’arciducato del Tirolo (nel XVII secolo). Storie di contrabbandieri, di decreti per reprimere tale pratica e di fughe via acqua per evitare il pagamento delle tasse su prodotti di prima necessità come il sale e il grano.
La costruzione divenne successivamente casa di pescatori ed è ora di proprietà privata. Ospita una collezione di foto antiche e viene aperta in occasione di eventi speciali.

Porto di Torbole

Storie d’arte e di artisti

Questo angolo di Torbole così ricco di storia è anche uno dei più suggestivi e più fotografati. Non ci si stupisce che lungo i secoli tanti artisti abbiano trovato ispirazione in questi scorci: Johann Wolfgang von Goethe scrisse qui parte dell’Iphigenia e Hans Lietzmann visse qui per più di 50 anni e volle esservi sepolto alla sua morte, nel 1955.
Arrivato a Torbole nel 1899, Lietzmann parteciperà al restauro dei dipinti della chiesa di Sant’Andrea e fonderà una scuola chiamata Männlicher Akt im Freien, dedicata al nudo, che attirerà a Torbole molti importanti artisti.

Casa Beust a Torbole

Casa Beust

Sempre sul porto si affaccia una storica casa del Quattrocento che porta le tracce di questa intensa attività. Si tratta della Casa Beust. Sulla facciata dell’edificio si trova un affresco di Hans Lietzmann che raffigura Sant’Antonio che predica ai pesci. E proprio la Casa Beust fu cenacolo di un  altro ritrovo artistico, attivo fino agli anni Sessanta del secolo scorso, quello promosso dalla famiglia Kaldor.

Ma le storie che questo luogo incantato racconta non sono certo finite. Sedetevi al mattino presto sotto i portici di casa Stefenelli, aspettate il sorgere tardivo del sole sui tetti delle case di Torbole, ascoltate lo sciabordìo delle acque limpide nel silenzio dell’aria non ancora mossa dal vento. Qualche segreto vi sarà forse rivelato.

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